Negli anni in diversi contesti accademici i corsi più importanti erano appannaggio del mondo maschile e la donna doveva accontentarsi di ceramica, tessitura e rilegatura di libri. Solo a partire dalla metà del Novecento c’è stato un progressivo sdoganamento della figura femminile nel mondo della grafica. Donne che tra gli anni ’50 e ’70 hanno dovuto dar prova del proprio talento guadagnandosi la possibilità di esprimere una personale visione della realtà.

È da questa riflessione che è scaturita l’idea parlando di graphic design e delle figure femminili che sono sempre la minoranza. Non perché non siano brave (anzi!), ma perché sono dimenticate.

Le donne che lavorano in questo campo sono in costante aumento, tuttavia non ricevono ancora l’adeguata attenzione e valorizzazione. Essere donna comporta una serie di svantaggi nel mondo del lavoro e nella vita quotidiana. Si considerino il fattore pay gap (divario salariale), gli atteggiamenti sessisti, gli stereotipi di genere che ingabbiano la donna in valori arretrati e maschilisti e promuovono un’immagine di debolezza e inferiorità.

Anche la grafica è genderizzata, perché alcuni font corsivi, sottili e che riproducono la calligrafia sono considerati femminili, invece font sans serif più geometrici e lineari vengono considerati maschili.

È importante che le donne che hanno fatto e stanno continuando a fare la storia ottengano il giusto riconoscimento. Altrimenti non resta altro che una lacuna che non racconta la storia nella sua interezza.

Istituto Statale “Archimede” Napoli

Disegna come una donna!
Via Emilio Salgari, 8
Napoli Italy